XXXIV domenica del tempo ordinario – CRISTO RE
“Re” è una parola che normalmente non usiamo per descrivere Gesù perché associamo inconsciamente la parola “re” al potere e alla maestà, e Gesù, durante la sua vita terrena, non ha mai mostrato in se stesso un atteggiamento compatibile con quel tipo di potere o maestà.
Se sentissimo qualcuno descrivere Gesù come re, potremmo rispondere: “Ma è nato in una stalla!”. Gesù non era il tipo regale e maestoso, nel senso comune del termine.
Quando Satana mostrò a Gesù tutti i regni del mondo e disse che avrebbero potuto essere tutti suoi se solo lo avesse adorato (Lc 4, 5-7), Gesù rispose che solo Dio doveva essere adorato (Lc 4, 8).
Satana usò contro Gesù la tentazione di avere un potere mondano. Ma Gesù resistette sempre a quella tentazione, evitò sempre e in ogni modo tutte le manifestazioni di potere e autorità terreni. Dopo aver moltiplicato i pani e i pesci per una grande folla, “Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo” (Gv 6, 15).
Oggi celebriamo Cristo Re e possiamo dire che Gesù era davvero un re: Egli ha un Regno.
Ma il suo Regno è totalmente in contrasto con qualsiasi dimostrazione di potere in questo mondo.
Ad alcune persone piace dominare gli altri, abusare del loro potere e manipolare gli altri. Ma questo atteggiamento non ha posto nel regno di Gesù. Chi detiene il potere può purtroppo abusare della propria posizione in molti modi. Gesù, invece, è totalmente impotente sulla croce; non può nemmeno salvarsi, “Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio” (Lc 23, 35). I valori nel Regno di Gesù non sono quelli di questo mondo, ma altri.
Se vogliamo essere grandi, dobbiamo essere come dei bambini (Lc 18, 17).
Dobbiamo portare la nostra croce e seguire Gesù ogni giorno (Lc 14, 27).
Non c’è posto per la violenza o il potere mondano nel regno di Gesù.
Gesù è un re ma il suo Regno non è di questo mondo.
Papa Pio XI introdusse questa festa nel calendario liturgico nel 1925, con l’enciclica “Quas primas”, a coronamento del Giubileo che si celebrava in quell’anno. Fu perché nazioni e stati stavano abusando del loro potere in quel momento storico. Quindi questa è solo una festa recente nella Chiesa, e l’abuso di potere è ciò che ha portato alla sua introduzione: usare il potere in modo opposto allo stile di vita di Gesù.
Gesù non ha abusato del potere ed è il nostro modello.
Gesù, l’umile re, è un esempio per coloro che esercitano l’autorità. L’abuso di potere non ha posto nel regno di Gesù. Non c’è invidia, avidità o brama di potere in Gesù.
In molti modi vediamo che il Regno di Gesù è totalmente in contrasto con qualsiasi manifestazione di gloria presente in questo mondo. Gesù teneva compagnia a pubblicani, peccatori e prostitute, al punto che le autorità lo descrivevano come “un mangione e un beone, amico di pubblicani e peccatori” (Lc 7, 34).
Pensando alla figura di un re, ci aspetteremmo che ricevesse personaggi e dignitari importanti, ma Gesù ricevette le persone umili e respinte del suo tempo.
Un re potrebbe aspettarsi di ricevere un regalo, ma Gesù ha fatto regali, ha ridonato la salute a coloro che erano malati.
Gesù non è un tipo regale secondo la nostra comprensione della regalità; è un re impotente!
I re indossano una corona. Che tipo di corona indossava Gesù? Una corona di spine.
Su quale trono vediamo Gesù seduto oggi nel Vangelo (Lc 23, 35-43)? La croce.
Invece di un esercito c’erano persone sotto la sua croce che gli chiedevano di scendere se fosse davvero il Figlio di Dio (Lc 23, 35).
Quindi l’idea di regalità incarnata da Gesù è totalmente opposta a quella presente in questo mondo.
Ecco perché il prefazio della Preghiera eucaristica nella Messa di oggi descrive il regno di Gesù come: “un regno di verità e vita, un regno di santità e di grazia, un regno di giustizia, amore e pace”.
Oggi nel Vangelo (Lc 23, 35-43) vediamo Gesù seduto sul trono più insolito: la croce.
“Re dei Giudei” è scritto sopra la sua testa.
Ma sappiamo che, dopo quel momento di dolore e umiliazione, Gesù assunse il suo vero trono alla destra del Padre. Questo può insegnarci qualcosa; per realizzare il regno di Dio potremmo dover abbandonare ciò che il mondo considera importante e persino essere pronti a essere ridicolizzati, come Gesù sulla croce. Non fu facile per Gesù iniziare a stabilire il suo regno con valori in contrasto con quelli del mondo: gli è costato la vita.
Non è facile per la Chiesa, oggi, cercare di stabilire il regno di Gesù in una società che diventa ogni giorno più secolare e pagana.
Ma per coloro che muoiono a se stessi, che si aprono veramente a Gesù, la ricompensa è un posto nel regno di Gesù: “In verità ti prometto, oggi, sarai con me in paradiso” (Lc 23, 43).
Questa festa è, tra le altre cose, anche un invito a ciascuno noi, ad analizzare il modo in cui esercitiamo l’autorità, secondo la vocazione propria di ciascuno: nella famiglia, con i figli, sul lavoro, in parrocchia, nella società.
Dobbiamo confrontare il nostro uso dell’autorità con quello di Gesù.
Stiamo usando il potere per servire gli altri o per manipolare?
Stiamo usando il potere per la costruzione di una società più giusta o per avere vantaggi personali?
Stiamo usando il potere in qualche modo che potrebbe causare dolore agli altri o in un modo che potrebbe aiutare ad alleviare il dolore?
Nella preghiera che Gesù ci ha insegnato, preghiamo “il tuo regno venga”.
Gesù ha mostrato come realizzare quel regno. Preghiamo che ciascuno di noi, possa guardare a come Gesù ha usato il potere e ha realizzato il regno di Dio.
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